Fashion victims

È proprio il caso di dirlo, Dolce e Gabbana sono rimasti vittime delle loro stesse scelte di comunicazione. In Cina, a causa di una serie di spot definiti razzisti e sessisti, i due fashion designers hanno dovuto annullare un’importante sfilata in programma e chiedere pubblicamente scusa per non rischiare di perdere un terzo del loro fatturato annuo, che deriva appunto dal mercato cinese. I loro prodotti infatti sono stati prontamente ritirati dalle piattaforme e-commerce nel paese orientale. Qui potete vedere uno degli spot, oppure leggete questo articolo dettagliato su Primaonline. Interessante l’analisi su Fashion Network della società attuale cinese, da cui emerge un popolo fortemente proiettato in avanti, che non si riconosce più nei vecchi stereotipi. Inoltre i social network cinesi non sono completamente liberi ma in qualche modo controllati dal regime, forse anche questo può spiegare il nazionalismo che permea oggi il paese.

Comunque, i tre filmati promozionali, a uno spettatore occidentale, sarebbero apparsi semplicemente ironici, così come gli altri spot della casa di moda, sempre incentrati sull’italianità, anche banalizzata. Ad esempio, uno degli annunci più recenti mostra una modella che canta una nota canzone italiana circondata da suonatori di mandolino, e forse molti ricorderanno lo spot del famoso bacio davanti ai faraglioni di Capri. I filmati incriminati rientrano perfettamente in questo stile di comunicazione (che può piacere o no). È mancata però forse un’analisi più attenta del target a cui questi spot erano rivolti, e della percezione che il popolo cinese ha della propria immagine, in modo da evitare errori di interpretazione.

Alla gaffe pubblicitaria si è aggiunto, come la ciliegina sulla torta, anche lo scandalo suscitato dalle esternazioni a dir poco volgari di Stefano Gabbana, che non è nuovo a simili interventi sui social network (qui le critiche di giugno sull’aspetto fisico di Selena Gomez). A questo punto, forse, l’inevitabile pausa nelle vendite si tradurrà in un momento di riflessione per i due stilisti. La Cina si evolve, e voi?