Non è un paese per grafici…

In generale questo non è più un paese per molte categorie di persone ma in particolare non lo è per quelle impegnate nel lavoro creativo e intellettuale.

Le motivazioni molteplici: l’avvento dei social, l’accesso facile ai programmi di elaborazione grafica e fotografica, alcune.

Lo stesso fenomeno, però, non si riscontra nel resto dei paesi europei dove le professioni legate alla comunicazione hanno dignità e riconoscimento sociale, quindi è chiaro che è un fatto culturale legato al nostro approccio con i mestieri della comunicazione, non solo visiva.

 

 

 

 

 

 

 

E qui ritorno a uno dei nostri mentori, maestri, fari illuminanti: Massimo Dolcini.

Abbiamo visitato la mostra di cui a un nostro precedente post, mostra itinerante per l’Italia che vi invitiamo a tenere d’occhio qualora si presentasse dalle vostre parti.

(Massimo Dolcini: autoritratti.)

 

 

 

 

 

 

 

 

Di seguito una serie di immagini che illustrano la sua attività di professionista della comunicazione che viveva il mestiere concretamente sul territorio e in tutte le sue sfaccettature, compreso l’artigianato, l’illustrazione e perché no la poesia…

(Massimo Dolcini: dai suoi taccuini appunti di vita e disegni…)

 

La mostra ci ha chiarito come oggi manchi completamente un’attenzione culturale al mondo della comunicazione e, in particolare, ciò che non esiste più è la committenza.

(Massimo Dolcini: Manifesti per il Comune di Pesaro “Il mercatino delle meraviglie”)

Quello scambio con le istituzioni, un tempo sensibili a comunicare in modo efficace e corretto (e in questo il lavoro di Dolcini parla in modo esemplare del rapporto committenza/territorio/professionista) e da qui a scendere a qualsiasi entità, struttura, azienda che non vive più la comunicazione visiva come uno step fondamentale della propria attività e del proprio ruolo sociale.

(Massimo Dolcini: Rivista “La Gola”)

 

Possiamo e dobbiamo però guardare all’esempio di Dolcini per recuperare (almeno tentare) quell’onestà professionale visibile chiaramente nel suo instancabile lavoro, che ci conforta e ci stimola, nonostante tutto, ad aver fiducia nel futuro.

 

(“Il grafico condotto”: autoritratto di Massimo Dolcini nella versione “attacchino” con i suoi manifesti.)