Pasquinate moderne

Da cittadine romane non possiamo non menzionare in questo blog la campagna “Roma nun fa la stupida” diffusa in questi giorni sui muri nella capitale e in rete. In occasione della manifestazione della Lega a Roma prevista per l’8 dicembre, sono apparsi una serie di 16 manifesti (li potete vedere qui) in cui i maggiori “rappresentanti della romanità” antichi e moderni, commentano l’evento ognuno a modo suo e ci dicono che Roma non è stupida e non si fa prendere in giro. Dalla Sora Lella a Giulio Cesare, da Anna Magnani a Giordano Bruno (“Stavorta me dò foco da solo”) sciorinano una serie di battute esilaranti, esempi di un senso dell’umorismo in cui ogni romano, che lo voglia o no, si riconosce.

L’iniziativa può essere considerata una risposta alla campagna “Lui non ci sarà”, pensata dalla Lega sempre in occasione della stessa manifestazione (Il Campidoglio e la presidenza della Regione Lazio sono tra le mire politiche del Carroccio), in cui diversi testimonial “al contrario” rafforzando l’dentità e il messaggio leghista con la loro “non presenza”. Interessante come il messaggio sia affidato alle sole immagini dei personaggi, scelte tra le peggio riuscite nel panorama fotografico nazionale, e al conciso claim “lui non ci sarà”. Una campagna, quella della Lega, dove l’intervento creativo (veramente sintetico …) è allineato con lo “spirito” astioso del committente e denota un presunto appiattimento culturale del pubblico di riferimento. Manca l’originalità, il guizzo intelligente e argutamente pacato che invece si delinea nella seconda campagna. Non c’è che dire, un bel botta e risposta da entrambe le parti.

Resta ignoto l’autore di “Roma nun fa la stupida”. Un po’ come le “pasquinate”, i foglietti che apparivano nottetempo appesi al collo della statua in piazza di Pasquino, con satire pungenti rivolte ai personaggi pubblici più in vista e potenti. Più volte i papi nel Cinquecento provarono a eliminare questa pratica, facendo sorvegliare la statua giorno e notte, ma i foglietti cominciarono ad apparire un po’ dappertutto in città, e non bastò nemmeno l’editto di Benedetto XIII, che stabiliva la pena di morte per chi si fosse reso colpevole di pasquinate. Ma in fondo non importa chi sia l’autore, ci piace pensare che sia un po’ lo spirito della città, un flusso di coscienza collettivo che reagisce con l’ironia (una forma di espressione creativa e non violenta) a ogni tentativo di condizionamento dall’esterno, e ad ogni avversità.